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Giancarlo Beffani un viaggiatore brighese

Intervista a cura di Fabio Valeggia effettuata nel 2004

La vita è un viaggio e viaggiare significa vivere due volte”, così ama ripetere il brighese Giancarlo Beffani citando un vecchio detto arabo.

E di strada Giancarlo ne ha fatta, percorrendo in 50 anni più di 40 volte il giro della Terra, con ogni mezzo, dalla nave all’aereo, dalle corriere di linea all’autostop.

Otto le lingue conosciute, studiando o imparandole sul campo.

Aveva 16 anni, ci si avvicinava ai favolosi anni ’60, Giancarlo si recò a Londra e in quella estate inglese cominciò a capire che la sua vera vocazione era viaggiare.

Fare il viaggiatore, non il turista, lasciarsi prendere dallo spirito di Ulisse che ti sussurra di andare, viaggiare in tutto il mondo.

Rientrato in Italia dopo il breve viaggio londinese, completò gli studi classici per poi iscriversi alla facoltà di ingegneria.

Un giorno a Genova però gli venne offerto un posto come Commissario di bordo delle navi Costa e così smise di studiare e incominciò la sua vita di giramondo.

Con le navi arrivò presto a conoscere le coste di tutto il mondo ma poco tempo dopo si licenziò per intraprendere il suo primo grande viaggio della durata di due anni.

Era il 1969, Giancarlo partì alla volta dell’America; arrivato a New York vendette tutto quello che aveva, si procurò zaino e sacco a pelo e in autostop da Manhattan intraprese il suo primo avventuroso viaggio attraverso le grandi praterie degli Stati Uniti.

Furono due anni eccezionali, fatti di incontri con ragazzi e ragazze sulle autostrade americane che come lui giravano il mondo.

Era il periodo degli hippies dei “figli dei fiori”, Giancarlo racconta di ragazzi fermi a fare l’autostop a bordo strada con la chitarra sulle spalle.

Nell’agosto del ’69 un gruppo di ragazzi che gli aveva dato un passaggio lo invita a Woodstock per il più grande evento della storia del rock.

Pochi avvenimenti hanno suscitato un tale interesse da parte dei media ed allo stesso tempo "distribuito" un morboso fascino che ancora oggi è "palpabile" nelle menti di tutti noi.

Cio' che Woodstock ha rappresentato e' impossibile, oggi, da decifrare. La storia è diventata leggenda, 300.000 mila persone, alcuni dicono un milione di giovani, sotto la pioggia, nel fango, il festival dell’anticonformismo, della droga e del sesso libero.

Ancora oggi, le ragazzine americane, delle comitive che Giancarlo accompagna nella sua veste di tour-operator guardano a lui come ad un mito, ad una reliquia che può dire “io a Woodstock ci sono stato”.

Il viaggio in America lo porta verso il Colorado, l’Arizona il Nuovo Messico. A Denver si ferma per qualche settimana presso un ranch a 3000 metri di quota. Riprende poi il viaggio e si dirige verso l’Alaska dove assiste anche qui a piccoli Rock Festival, certo non confrontabili con il leggendario Woodstock.

Giancarlo scorrazza in lungo in largo per i parchi nazionali dell’America e del Canada, attraversando in solitaria, a piedi il Grand Canyon. Dopo l’attraversamento del Canada ridiscende attraverso gli Stati Uniti, il Messico e passando per il Cile raggiunge la Terra del Fuoco all’estremità inferiore dell’America del Sud.

Risale poi in Brasile, fino a Rio de Janeiro e qui si ferma alcuni mesi per poter assistere al carnevale brasiliano e per esplorare in barca il Rio delle Amazzoni.

Dopo due anni, avendo percorso migliaia di chilometri, quasi tutti in autostop o con mezzi di fortuna fa finalmente rientro a casa.

Dal 1971 al 1980 ritorna ad imbarcasi sulle navi della Costa Crociere, prima come Commissario di bordo e poi come Direttore di Crociera. In quegli anni alterna 6-7 mesi di lavoro a bordo delle navi con 5-6 mesi di viaggi solitari nelle più insolite parti del mondo. Nel 1978 percorre a piedi la “via della seta” dall’India all’Afghanistan. Nel giugno del ‘78 è a Bamyan in Afghanistan, uno degli ultimi occidentali che riescono ad entrare nel paese prima dell’invasione russa.

Si muove spesso a piedi o con mezzi di fortuna, vecchie corriere, oppure unendosi alle tribù locali in viaggio.

Negli anni successivi percorre la via della seta per ben cinque volte, sempre a piedi, rimanendo affascinato dai paesaggi e dalla gente del luogo. Partendo sempre da Istanbul raggiunge Kandahar e Kabul più volte. Visita il Tibet ed il Nepal, incontrando sulla sua strada molti viaggiatori solitari come lui.

Tutte le volte che ritorna a Briga, carico di fotografie e filmini che documentano le sue avventure, raduna alcuni giovani del paese presso il bar e li fa sognare con la proiezione dei suoi documentari e il racconto delle sue avventure. Avventure talvolta anche pericolose come quando in Colombia a Bogotà, oppure a La Paz in Bolivia venne rapinato di tutto ciò che aveva, coltello alla schiena. Ma ogni volta riuscì a proseguire il viaggio, grazie all’aiuto di altri viaggiatori come lui.

L’ultimo imbarco sulle navi da crociera lo effettua nel 1991 riportando una nave dall’Argentina. Intanto però aveva intrapreso una nuova avventura quella di tour-operator con le maggiori compagnie di viaggio italiane. In venticinque anni di attività Giancarlo ha accompagnato migliaia di turisti italiani a visitare tutti i paesi del mondo e migliaia di turisti stranieri a visitare l’Italia. Viaggi meno epici quindi, ma non per questo meno interessanti, dalle Galapagos alla barriera corallina, dalla Russia all’Australia, dai Safari in Africa alla Cambogia ed il Vietnam.
 


Come tour-operator per la Ventana, ha accompagnato la Juventus di Platinì e Scirea per ben due anni, nelle trasferte in tutta Europa della Coppa Campioni. Il 29 maggio del 1985 fu a Bruxell presso lo stadio della Heysel dove decine di tifosi juventini, a causa degli incidenti provocati dagli hooligans del Liverpool, persero la vita.

In quelle occasioni conobbe, oltre che calciatori famosi anche giornalisti come Ameri, Ciotti, Brera.

Un giorno dice di aver contato i paesi nei quali è stato; sono 121 ma non è sicuro.

Giancarlo ama lo sci e nei periodi tra un viaggio e l’altro ha sciato in tutti i continenti del mondo dagli Stati Uniti al Canada, dalla Nuova Zelanda al Cile, dall’Argentina all’Europa.

La domanda d’obbligo per un viaggiatore di questa specie è una sola: qual è il posto più bello del mondo? Giancarlo risponde in questo modo: “I laghi di Band-e-Amir in Afghanistan a 3000 metri di quota, i grandi parchi americani o canadesi, i Caraibi, il Perù. Per quanto riguarda la gente, il popolo che in assoluto preferisco sono i brasiliani, pieni di voglia di vivere e molto accoglienti”.

Che cosa si aspetta dal futuro Giancarlo? Fino a che la salute glielo permetterà vuole ancora viaggiare, non ci sono più posti dove non sia stato ma di certo ci sono ancora posti dove gli piacerebbe ritornare. Senza dimenticare come ama più volte ripetere che “La vita è un viaggio e viaggiare significa vivere due volte”.

La mia intervista a Giancarlo Beffani finisce qui. Giancarlo è di fretta, mi saluta. E’ ritornato a Briga solo da due giorni, ma questa sera riparte per Roma; una comitiva da accompagnare lo aspetta.

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